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Il Funerale – Nino Zagni 70 x 50 olio su tela

2022-01-02 00:00

Guido

QUADRI,

Il Funerale – Nino Zagni 70 x 50 olio su tela

QA0222-E226 Nino Zagni (XX secolo), “Il Funeraler”Olio su tela firmato in basso a destra N Zagni,al retro titolo e firma ‘Il Funerale Nino Zagni"50x70

 QA0222-E226

Nino Zagni (XX secolo), “Il Funeraler”

Olio su tela 

firmato in basso a destra N Zagni,

al retro titolo e firma ‘Il Funerale Nino Zagni"

50x70

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La pianura che unisce il bolognese con il ferrarese è patria di artisti non sempre noti al grande pubblico, ma non per questo meno dotati di estro e di creatività. È il caso, ad esempio, del pittore e disegnatore del mondo rurale “Nino” Zagni: scomparso da alcuni anni, la produzione artistica che ci ha lasciato, di chiaro sapore naïf, rivela doti non comuni, impreziosite da grande sensibilità. Nino ha vissuto in una casa sul vecchio ramo del Po di Primaro, che trascina le sue acque senza sbocchi fino alle vicinanze di Molinella. Ha esercitato la sua arte in un modestissimo studio-garage avendo come principale fonte d’ispirazione le campagne e le acque che circondano il suo borgo. Nato nel 1928, ha seguito le fasi sia salienti sia crepuscolari delle vicende contadine, fatte di duro lavoro e di rari, e per questo particolarmente sentiti, momenti di festa familiare e comunitaria. La sua arte, in altri termini, è indiscutibilmente figlia della sua terra e può essere letta pure come efficace rapporto etnografico sulla vita nelle campagne di 70-80 anni fa. Apparentemente connotate di ingenuità, le sue opere ritraggono incisivamente i più disparati aspetti della ruralità, dai paesaggi nelle varie cadenze stagionali agli scorci di paese, dal lavoro nei campi alle tradizioni popolari, dalla vita grama dei poveri questuanti a quella di relazione nelle stalle, dagli animali razzolanti nel cortile ai tanti gatti dei contadini. Il tutto espresso con colori inconfondibili, che bene denotano paesaggi, lavori e luoghi della “bassa”.

Questo amore per la campagna ha favorito a Nino Zagni l’incontro con un altro protagonista dell’universo rurale ferrarese, Guido Scaramagli, grazie al quale ha potuto seguire, tra l’altro, il percorso iniziale del futuro Centro di Documentazione del Mondo Agricolo Ferrarese (oggi conosciuto con la sigla MAF). La sua pittura ha tratto linfa dalla riscoperta di questo mondo che si stava dissolvendo. Le sue opere dai temi autenticamente popolari si trasformano così in efficace apparato iconografico anche per quella sede museale, divenuta con il trascorrere degli anni tra le più importanti nella nostra regione.

 

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