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Vito Pavan, figlio di Gildo, dipendente comunale, aveva seguito le orme del padre in municipio. Vi entrò giovanissimo, probabilmente già negli anni di guerra, e vi lavorò tutta la vita, fino a concludere la carriera come capo dell'anagrafe. "Gli anziani della città se lo ricordavano bene, per la gentilezza e la signorilità - ricorda Ruggero Remonato, attento conoscitore delle "storie minime" e dei personaggi di Bassano - perché lui risolveva sempre i loro problemi. Addirittura esonerava i suoi sottoposti dal seguire le pratiche più complicate per assumersi in prima persona i problemi da affrontare".
Pavan è stato un artista di rango. Autodidatta, per sessant'anni si è dedicato alla pittura: iniziò con un genere figurativo, ricorda Remonato, per poi progressivamente spostarsi sull'astrattismo e sulle forme colorate. Negli anni Cinquanta fu tra i fondatori del Cab, Circolo artistico bassanese, che poi per decenni almeno ebbe come suo punto di ritrovo ed espositivo il Pick Bar di piazzotto Montevecchio. "Lo fondò con Danilo Andreose, che fu il primo presidente ed era anche l'unico con i titoli giusti, proveniendo dall'Accademia - spiega Remonato - e con altri autodidatti come lui, Andreino Remonato, il poeta Gino Pistorello e altri artisti come Fedetto. Dopo poco vi aderirono altri artisti come Rino Furlan, Federico Bonaldi, Schirato, Bruno Breggion, Beppino Furlan. Insomma tutta la crème dell'arte bassanese. Il Cab, in seguito guidato sempre da Pavan, fece epoca e sviluppò diverse attività. Subito non ebbe una grande accoglienza in una città molto conservatrice, a causa degli spiriti avanzati e creativi che esprimeva, ma negli anni organizzando eventi e mostre importanti divenne un punto d'incontro e di cultura basilare".