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Porticio Lunghi - Lucio Gay 1967

2022-01-15 00:00

Guido

QUADRI,

Porticio Lunghi - Lucio Gay 1967

QA0222-E239 Luigi Gay pittore (Moriago della Battaglia 1904 - Treviso 1980) è anagraficamente inscritto nelle liste del Comune di Moriago col nome di

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Luigi Gay pittore (Moriago della Battaglia 1904 - Treviso 1980) è anagraficamente inscritto nelle liste del Comune di Moriago col nome di Gai. Si cambia il cognome a seguito del ritorno dalla Francia perché l'origine degli avi sembra provenire dalla Penisola greca. Luigi Gai, artisticamente, nasce dunque con il cognome Gay.
Luigi Gai è penultimo di otto figli di una famiglia di origini contadine, il padre Giovanni Gai discende dal ramo Gai dei Pata. Vive la sua infanzia e adolescenza nella natia Moriago, situata là dove le colline trevigiane, stemperandosi dolcemente nella grande pianura, sono lambite a mezzogiorno dal grande alveo del Piave. Questi luoghi, teatro di cruente battaglie durante il primo conflitto mondiale, resteranno impressi in modo indelebile nel cuore e nella mente del pittore. Certamente la loro bellezza e amenità esercitarono un grande fascino nel giovane Luigi condizionando gran parte della sua futura attività artistica. Da adulto, pensando alla sua infanzia, Gai amava ricordare il suo lavoro di contadino nei campi, a fianco del padre, ad arare la terra con l’aratro tirato da buoi, a mietere e trasportare il frumento con un grande carro, a formare balle di fieno e trasportarle poi con il carretto trainato dai cavalli sino alla stalla paterna, oppure a lavorare in falegnameria aiutando i fratelli maggiori a inchiodare telai di porte o costruire mobili per la casa. Ricordava poi che, alla sera, tutta la famiglia si radunava in cucina accanto al focolare con un piatto di polenta e latte per cena, terminando la serata nella stalla, riscaldati dai buoi e dalle mucche, a fare il filò.
Frequentando i corsi serali della scuola di Pieve di Soligo – durante il giorno si doveva lavorare nei campi - Luigi scopre la sua passione per il disegno e per l’arte. La vita però a Moriago era estremamente dura, specialmente nel periodo della ricostruzione postbellica, per cui Gai decide di emigrare in Francia, nelle Alpi della Savoia, attirato dal miraggio di trovare un lavoro nell’industria ferroviaria francese. Le cose vanno però diversamente e dopo alcuni anni di stenti e duro lavoro, ritorna verso il 1930 al paese natio, deciso a coltivare la sua passione artistica esplosa prepotentemente proprio in Francia per dedicarsi totalmente alla pittura.
Nel 1930 riparte da Moriago per Roma, con l’intento di chiedere sostegno finanziario a Edda Mussolini. Nella Capitale arriva dopo un viaggio a piedi di circa sei mesi, durante il quale per poter sopravvivere disegna la gente dei paesi che incontra, barattando un ritratto a matita o a carboncino con un piatto di minestra e facendo vari lavori. Secondo alcuni biografi, l’occasione di Gai per farsi conoscere a Roma è il matrimonio della figlia di Mussolini, Edda, con il Conte Gian Galeazzo Ciano. Il pittore riesce a far pervenire alla sposa un suo dipinto, forse un ritratto della stessa, come regalo di nozze. Riconoscente del gradito regalo, Edda segnala il giovane sconosciuto pittore al capo del Ministero dell’Istruzione che gli elargisce una somma di duecento lire e tre borse di studio (questo documento è conservato nell’archivio della famiglia Gai).
Da Roma Gai deve ritornare presto a Venezia per un’operazione di appendicite e poi a Moriago, dove riprende la sua attività di “pitor” ritraendo tutto quello che gli capitava a tiro: dai suoi paesani agli angoli più impensati del paese, alle nature morte o altro ancora. In questa sua attività, nel 1932, viene notato da Giovanni Durante, podestà di Moriago, mentre disegna con estrema cura e precisione l’antica Torre dei Da Camino, parzialmente distrutta dalla Grande Guerra. Il Podestà, colpito dalla bravura nel disegno, segnala Luigi Gai alla pittrice Emma Ciardi (1879 † 1933), figlia del noto pittore Gugliemo Ciardi (1842 † 1917). Nell’estate dello stesso anno Emma Ciardi impartisce le prime lezioni di pittura nella sua Villa di Refrontolo, situata a una decina di chilometri da Moriago e vicina a Pieve di Soligo. È la stessa Ciardi a spronarlo verso il percorso artistico, ospitandolo nel palazzo di famiglia a Venezia; lo introduce nell’ambiente artistico facendogli conoscere varie personalità come il pittore Guido Cadorin (1892 † 1976), professore all’Accademia di belle Arti, i pittori Mario Varagnolo (1901 † 1971), Felice Carena (1879 † 1966), Carlo Dalla Zorza (1903 † 1977), la scultrice Marta Sammartini e soprattutto Lina Rosso (1888 † 1975) che assieme a Cadorin sarà poi sua insegnante di pittura figurativa all’Accademia ed avrà un ruolo determinate nei suoi soggiorni e attività veneziane.
Nota è la frase che la Ciardi ebbe modo di dire direttamente al giovane pittore Gai: La prima volta che Emma Ciardi lo vide dipingere gli disse: “coraggio Gai…”. Ne aveva e ne aggiunse. Tre settimane dopo il miracolo parve compiuto. Questo allievo di se stesso aveva studiato in una scuola che il Signore gli offriva sotto il cielo. Sarà proprio Lina Rosso, dopo la morte di Emma Ciardi avvenuta nel 1933, a prendersi amorevolmente cura del pittore contadino Gai, sempre privo di mezzi, considerandolo come un fratello povero di grande talento artistico. E’ proprio la Rosso, che gli insegna il galateo, il comportamento da tenersi in società, come salutare con educazione una signora, tanto che il il rituale del “baciamano” se lo portò dietro per tutta la vita. Un biografo, scrisse: “Luigi Gai, abile nel disegno, è in difficoltà quando affronta le lezioni di disegno del nudo, tanto che l’imbarazzo lo blocca e scoppia a piangere. Lo rincuora la Prof.sa Rosso, così supera questo ostacolo emotivo”.
Luigi Gai reagisce con entusiasmo allo stimolante ambiente artistico veneziano, esponendo nel 1937 alcuni disegni presso la Galleria Bevilacqua La Masa, mostra collettiva organizzata dal Sindacato Interprovinciale Fascista delle Belle Arti. Nel periodo veneziano, partecipa al laboratorio artistico di Ca’ Pesaro e viene a contatto con le opere della Scuola di Burano rimanendo suggestionato dalla freschezza e immediatezza di questi lavori, in particolare quelli di Gino Rossi (1884 † 1949), Umberto Moggioli (1886 † 1919), Pio Semeghini (1878 † 1964) per esempio. Nel 1948 partecipa al Concorso Nazionale di Pittura Burano aggiudicandosi il quarto premio. Il ricordo di queste opere ritornerà a galla di frequente nelle sue vedute lagunari e fluviali e nelle nature morte.Il Gai, frequenta i corsi di pittura dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, conseguendo nel 1949, a 45 anni d’età, l’Abilitazione all’insegnamento di Disegno e Materie Artistiche in scuole pubbliche e private. Inizia nello stesso anno l’attività didattica, insegnando a Belluno dal 1949 al 1951, all’Accademia Albertina di Torino dal 1952 al 1953, a Treviso nel 1954, ad Asolo nel 1955, e infine, a partire dal 1956, a Trento, dove conclude la sua attività di insegnante nel 1966.Sino alla metà degli anni ’50, Gai “vive” la vita degli artisti veneziani, coltiva amicizie e contatti, i suoi riferimenti sono Cadorin, Carlo dalla Zorza, Eugenio da Venezia, si confronta e stringe amicizia con Consadori, Ebe Poli, Saetti, Guidi, Varagnolo, incontra Guttuso e Carrà.Luigi Gai assieme al concittadino lo scultore Carlo Conte, riunisce un gruppo di artisti e letterati che risiedono nella zona del Quartiere del Piave, tra questi si citano, la pievigina soprano Toti dal Monte, la scrittrice Emilia Salvioni, la scultrice Sammartini, tutti ferventi artisti. A Treviso, nel 1954 conosce Bruna Menegatti (1920 † 1999), originaria di Vicenza, trasferitasi a Treviso per frequentare un corso di perfezionamento per la Società Telefonica Telve. Luigi sposerà, meno di un anno dopo, a Vicenza nel luglio 1955, Bruna, di sedici anni più giovane di lui, la donna che sarà la compagna fedele della sua vita. Ebbe due figli, Mariagrazia ed Andrea.Il matrimonio per Gay significa l’inizio di una nuova vita, si trasferisce a Trento e da lì a poco, percorre un “viaggio artistico” che lo porterà ad un cambiamento della sua pittura, abbandona il disegno a matita ed usa esclusivamente il carboncino, il colore ad olio lo stende con la spatola e con le dita cosicché il colore ad olio diventa materico, la tela s’infittisce di dosi massicce di colore. Nasce, quindi, un aspetto nuovo dell’uomo e del pittore tanto da portarlo a firmare da lì in poi le sue opere col nome Gay (dal francese uomo gaio, simpatico, galante). I ritratti, adesso, sono segni decisi e precisi, l’effetto di chiaro scuro è evidenziato; le tele dei colori ad olio sono una festa di colori, rossi, gialli, l’azzurro del mare, il rosa Gay e il verde degli alberi sono una presenza costante nelle opere di Luigi Gay.E’ proprio a cavallo degli anni ’60 e ’70 che il Gay tesse il rapporto “d’amore” con la Valle dei Mocheni (TN), con le tradizioni di quel popolo che gli ricordava la sua infanzia, in particolare lo affascinava la cultura del loro lavoro agreste, dei volti intrisi di fatica, gli scorci delle case alpine, le baite in legno, le stalle, le mucche, i focolari accesi, la tradizione di agricoltura alpestre.Nel mondo dell’arte trentina, stinge amicizia sincera con Cesarina Seppi, Pancheri Renato e Prati Marzari, fu in contatto con Colorio, Wolf, , Pintarelli Pio, seppure marginalmente ma con stima con i componenti del sindacato artisti trentino, tra i quali Fracalossi. Non a caso nelle case trentine si può notare che accanto ai quadri degli artisti trentini ci sono quelli dell’oriundo Gay, perché nel lontano ’55, egli, fu adottato dal popolo trentino che lo trattarono come se fosse uno di loro.
Delle esperienze all’estero, ciò che colpì maggiormente il Gay, furono i paesaggi parigini della Senna e di Montmatre e i campi di fiori olandesi (i tulipani a colori).Nel 1976 l’Istituto Artigianelli, pubblicò un calendario dei carboncini della Valle dei Mocheni (TN) e nel 1980 la proloco di Moriago d.B. ne pubblicò uno con i carboncini degli scorci di Moriago.
Luigi Gay si spegne all’ospedale di Treviso il 1 luglio 1980 all’età di settantasei anni. Nel 1981, Moriago della Battaglia e la diocesi trevigiana, decise di affidare a Don Pietro Ceccato la cura di un libro che uscì postumo, intitolato “L’erta e aspra via” dove si narra la vita e le difficoltà di un contadino nato artista.Le retrospettive: 1981 Moriago della Battaglia in collaborazione con la Proloco prima retrospettiva, 1991 Moriago della Battaglia in collaborazione con la Proloco seconda retrospettiva, 2010 Moriago della Battaglia sede comunale terza retrospettiva nel ricordo del trentennale dalla morte, 2010 Tenno (TN) casa degli artisti retrospettiva "gli aspetti della montagna", 2010 Cembra (TN) in ricordo del pittore Luigi Gay (cittadinanza del 1975), 2011 Trento (TN) retrospettiva in collaborazione con il Comune di Trento, catalogo intitolato "io sono così".Nel 2012 a Borgo Valsugana (TN), dal 21/01 al 12/02, la retrospettiva con relativo catalogo "Omaggio a Luigi Gay".

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Disegno a carboncino

Premio Nazionale di Pittura Bassano del Grappa 1967

50 x 80

euro 350,00

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